Parità uomo-donna: la strada è ancora lunga
Articolo apparso sul Corriere del Ticino
Negli ultimi mesi è tornato d’attualità il tema della (mancata) parità salariale: a marzo la maggioranza borghese e maschile del Consiglio degli Stati ha rimandato in commissione una proposta di revisione della legge sulla parità che voleva introdurre controlli dei salari nelle grandi aziende – scatenando rabbia e critiche da molte cittadine e cittadini. Alcune settimane più tardi la rilevazione della struttura salariale dell’ufficio federale di statistica ha confermato che la disparità salariale è tuttora diffusa in Svizzera, con le donne che guadagnano mediamente il 14.6% in meno degli uomini a uguali qualifiche nel settore privato e il 12.5% in quello pubblico. Grazie alla crescente pressione pubblica il Consiglio degli Stati ha fatto dietrofront nella successiva sessione parlamentare e ha infine accettato di malavoglia la proposta di legge. Un piccolo passo è quindi stato fatto, ma resta molto lavoro, soprattutto perché questa legge tocca meno della metà degli impiegati e delle impiegate e non prevede alcun tipo di sanzione in caso di infrazione. L’esempio salariale è purtroppo solo uno dei tanti in cui noi donne siamo tuttora discriminate. Resta molto da fare anche in altri ambiti cui la parità non è di fatto ancora raggiunta, dalla violenza di genere alla sottorappresentanza delle donne in politica passando per la povertà femminile. Il 14 giugno 1991 quasi mezzo milione di donne scesero in strada per manifestare per i propri diritti in quello che fu il più grande sciopero della Svizzera. Oggi, esattamente ventisette anni dopo questo sciopero delle donne e trentasette dall’introduzione del principio dell’uguaglianza tra uomo e donna nella Costituzione, è il momento di dire basta! Noi donne abbiamo aspettato abbastanza per ottenere ciò che dovrebbe essere scontato: abbiamo aspettato abbastanza per ottenere lo stesso salario per lo stesso lavoro; abbiamo aspettato abbastanza che il nostro lavoro quotidiano venga totalmente riconosciuto; abbiamo aspettato abbastanza per poter vivere la nostra vita senza violenze. Ora non è più il momento di aspettare, ma quello di agire e rivendicare pubblicamente ciò che ci spetta: siamo pronte a scendere di nuovo in piazza per far sì che la politica ci ascolti.
Laura Riget, copresidente del Comitato Cantonale del PS
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